Monday, June 23, 2008

REAGENTI

Se l'odio genera violenza, l'indifferenza genera qualunquismo. Che è assai fastidioso. Perchè lascia spazio alla sopraffazione. E' come essere nel mezzo di una partita e lasciare che qualcun altro giochi al nostro posto e vinca. E' lasciare le nostre scelte in mano ad altri. Normalmente quelli sbagliati. La pacifica indifferenza - forse fonte di sogni tranquilli - ci ha fatto trovare al nostro risveglio personaggi come Silvio Berlusconi, una massa di pirla che accoglie con il saluto romano il neo sindaco di Roma, il ritorno dei Savoia in Italia (i Simpson a confronto sono un'icona di aristocratico buon gusto), Flavio Briatore (che ancora non si è capito perchè, dopo essersi fatto Heidi Klum e la Campbell, sia finito con la Gregoraci), l'algida Letizia Moratti, un papa che esprime la stessa carità cristiana di Hitler, e una marea di gente che canta "e Forza Italia, che siamo tantissimi!" facendo del nostro Paese un'enorme curva sud della domenica calcistica tutta bandieroni e tricchetracche. Me checcefrega, macheccemporta. Ci pensi qualcun altro.
Personalmente sono perplesso. Anzi sono vagamente incazzato. Ma poi chi l'ha detto che l'odio genera violenza? Magari si ferma un passo prima e un gradino più in alto. Per diventare impegno. Dissenso. Reazione. Il coraggio di un'idea. Che è molto meno faticoso della paura di trovarsi chiusi nell'armadio della distrazione di cui qualcuno ha buttato via la chiave.

Thursday, June 19, 2008

IODIO

Chi ha mai detto che non si debba odiare? L'odio certo, è parecchio sconveniente. Però aiuta a chiarirsi le idee. Al contrario l'amore, spesso le confonde consistentemente. L'odio invece è liberatorio. Non mi riferisco certo a quella forma di sentimento violento che porta la gente ad ammazzare o ammazzarsi. Basta meno. E' sufficiente liberare quei piccoli rancori - del tutto legittimi - verso coloro che spesso in forma gratuita decidono di buttarci una palata di merda in faccia e che è giusto rispedire direttamente al mittente. E vaffanculo. Poi non è detto che l'odio debba essere per forza eterno. C'è quello di circostanza, dettato da un singolo comportamento. C'è quello che invece sale poco per volta per poi trionfare in tutto il suo splendore. C'è poi l'odio travestito. Parliamo della tolleranza. Io ti tollero. Certo, basta che tu stia lontano da me, perchè - se guardo bene - verso di te provo un vago senso di fastidio. Anzi per dirla proprio tutta mi fai schifo. Però ti tollero. Eventualmente mi fai pena. Definitivamente ti odio.
Quanto si può odiare? Parecchio. Quanti posso odiare? Non ci sono limiti. Se si possono amare davvero poche persone, per l'odio si apre un orizzonte infinito. Personalmente il mio parte da coloro che rendono le mie giornate un inferno e arriva a Silvio Berlusconi. Anzi, va anche oltre, attraversa l'oceano e arriva alla Casa Bianca. Un bel vaffanculo a tutti. Ma odio anche quella testa di cazzo che mi suona il clacson in tangeziale mentre cerco di rispettare i limiti di velocità, quella santa donna che al bar sotto l'ufficio mi sbuffa in faccia mentre contribuisco all'incasso della giornata, alcuni colleghi che non sono in grado di relazionarsi con me senza quell'odioso atteggiamento di sufficienza. O peggio ancora quelli che usano la gerarchia per il disprezzo. Il fatto che lo stipendio di cui vivo implichi il tenermi i loro piedi sudaticci in testa non significa che mi piaccia. A tutti loro dedico un vaffanculo davvero speciale e grande quanto la loro arroganza. Odio chi si sente superiore in genere. Odio infine e in genere chi non conosce il rispetto. E visto che spesso tendo a non rispettarmi, odio anche me stesso.

Monday, June 16, 2008

WHAT IF THE JOKE IS ON YOU...

Correre, correre e ancora correre. Sentire che la terra ti scappa da sotto i piedi. Sei uno che sa stare il tuo posto ma, nonostante ciò, sei costantemente fuori posto. Il lavoro è giocoforza la tua vita, ma è troppa vita (perchè quel che rimane è solo riposo biologico). Resistere, resistere e ancora resistere. Cedere a vaghi momenti autolesionisti solo per renderti conto che l'eccesso a volte diventa l'unico modo che hai per sentirti vivo. Per realizzare che, semplicemente, puoi ancora farlo. Dormire, dormire e ancora dormire. Perchè il sonno lascia spazio all'immaginazione che ti permette di sognare una vita diversa. Una vita più semplice. Che sia almeno priva di quelle piccole umiliazioni che, giorno dopo giorno, ti diminuiscono. Ti strappano a morsi la dignità. Ti azzerano l'energia che fino a ieri ti permetteva di coltivare i tuoi tanti progetti. Scappare, scappare e scappare più forte. Perchè i tuoi giorni non siano più un dissennato e sterile scarificio in difesa del conto corrente. Guardare, guardare e ancora guardare. E poi correre, correre, di nuovo correre. Perchè alla fine, amico mio, anche il più crudele dei giochi e la più ostinata delle crudeltà non può che soccombere di fronte alla tua testarda voglia di vivere. Smetterai di correre nella notte, perchè non c'è più bisogno di nasconderti. Neanche dietro quelle vane e patetiche parole di chi, come ora, non trova il coraggio di parlare a se stesso.