Monday, May 05, 2008

BRAINSTORMING

C’è un tempo per aspettare. C’è un tempo in cui non c’è più tempo. E quando arriva quel momento, quello in cui ti trovi a dover scegliere senza saper cosa, è un gran casino. Perché ti senti invaso da sentimenti contrastanti, stanco come sei di quelle piccole crudeltà quotidiane che una volta ti mettevano in discussione, ti laceravano la carne e che oggi non sono niente di più che un banale mal di testa da cacciare nel più breve tempo possibile.
Poi viene la notte. Il tempo degli eroi, quello in cui ti puoi permettere di essere esattamente ciò che vuoi. Quello in cui puoi smettere giacche e sorrisi di circostanza per trovarti – solo – di fronte alle tue voglie. Feroci. Incontenibili. Un numero di telefono come codice d’accesso alla selvaggia cassaforte della felicità. Un numero da comporre il più velocemente possibile. Dai rispondi, rispondi, rispondi. Arriva la risposta. Via libera. Il tempo di passare dal bancomat, cinque minuti di viaggio e quattro piani percorsi col cuore in gola. Altri pochi minuti per scarsi convenevoli che rendano ad una fredda transazione economica un briciolo di umanità. Lasciarsi una porta dietro le spalle e ripercorrere i quattro piani a piedi con il tesoro nel portamonete. Guardarsi intorno, giusto il tempo di scoprire un rassicurante deserto notturno. Rimettersi alla guida e arrivare a casa. Con prudenza e velocità. Parcheggiare di corsa e chiudere gli occhi nell’ascensore. Presto, fai presto. Aprire la porta di casa, disfarsi velocemente dei vestiti, accendere il computer. Tirare fuori il tesoro dal portamonete, rompere il sigillo e rovesciare il contenuto su un piatto. Separare i diamanti bianchi in piccole strisce. Arrotolare una banconota e introdurla nella narice. Una, due, tre volte. Fare il carico e sentire che sale e ti invade il cervello. Puoi ciò che vuoi e puoi tutto e subito. Cerchi sesso. Crudo e selvatico. Sei un lupo liberato. In preda al demone di un istinto privo di ogni controllo. Collegato con quel mondo virtuale in cui è fin troppo facile procurarti materiale genitale. Un’altra ora e sale la febbre. Non hai bisogno di parlare, devi solo toccare, mordere e fottere. Duro come il metallo, più caldo di un vulcano. In fondo è solo la carne di cui hai bisogno, la stessa di cui tu stesso sei fatto. Tre di notte. Il materiale umano deve disintegrarsi. Si disintegra velocemente. La porta si chiude ma la tua rimane aperta. La banconota penetra le narici. Una, due, tre volte. Sullo schermo del computer scorrono le iperboli sessuali a ritmare la perversione di un febbrile smanettamento. Una, due, tre volte ancora. Sono le cinque del mattino. Vieni in un bagno di sudore. Le narici tempestate di diamanti bianchi si chiazzano di rosso. Sei stremato e febbricitante. Ma il calore di quel sangue intossicato che cola dal naso ti restituisce frammenti di umanità dimenticata. Lavi velocemente la banconota incrostata. Ingurgiti la caramella del sonno senza sogni che riporta il lupo in gabbia. Ti restano poco più di centoventi minuti. Mentre l’alba odiosa trafigge il tuo letto, tu sei di nuovo pronto per indossare la tua divisa da soldatino. E quel leggero mal di testa torna a ricordarti che c’è un tempo in cui non c’è più tempo. Un tempo che non passa mai per te, che con il cuore in gola, sei divorato dalla voglia di correre di nuovo nella notte.