Thursday, February 04, 2010

CARO MARCO, PERO'. CHE COSA VUOL DIRE PERO'?

"mi sveglio col piede sinistro. Quello giusto. E poi mi faccio un tiro di coca. Anzi no optiamo per il crack, così non devo tirare l'intonaco su per le narici ed è più pura. Ma naturalmente ho un alibi. Si perchè io faccio un uso "terapeutico" della cocaina. E' meglio di tanti antidepressivi e pure Freud la prescriveva".
Ciao Marco. Si, ti chiamo così perchè quando ci siamo incrociati nelle classiche occasioni di banale e annoiata mondanità milanese ero rimasto sorpreso dalla distanza che c'era tra quel ragazzo sicuramente sopra le righe ma anche timido, introverso e discreto; e un'immagine pubblica così strafottente e arrogante. Ma soprattutto apprezzavo la tua dignità di artista. Il tuo talento geniale. Il tuo sottile modo di giocare con le parole facendo diventare l'ironia poesia e viceversa. Apprezzavo il tuo essere diverso, "altrove" (per citarti) rispetto ai clichè frusti dello show business. Poi è arrivato X-Factor. E pur continuando ad apprezzare la tua enorme competenza e sensibilità artistica ho cominciato a nutrire alcune perplessità sul personaggio di Morgan. Perchè l'antipatia ostentata, l'essere controcorrente ad ogni costo, le parolacce, i look eccentrici e gli atteggiamenti da "uomo caduto sulla terra" sono cosa già viste, digerite, riproposte e ridigerite. E pertanto prive e private di qualsiasi fascino. Anche pippare coca o, in generale farsi, non ha niente di particolarmente trasgressivo. Lo fanno anche i bancari quando hanno bisogno di una "botta di vita". E poi lo fanno i politici (e ci aggiungono la compagnia di trans e puttane). Ti dico di più. Una "bottta di vita" in qualche momento credo che ce la siamo concessi davvero tutti. Io compreso. Nel pubblico e tranquillo disinteresse. Ah! Non dimenticare che almeno il 90% delle persone che fanno il tuo mestiere utilizza più o meno i tuoi stessi generi di conforto più o meno regolarmente. C'è una sfilza infinita di tuoi pari che si "è ripulita" e almeno altrettanti che "ci sono rimasti". A parte i più emblematici, ma per genialità prima che per il gusto dell'eccesso, li abbiamo dimenticati tutti. Perchè gli eroi stanno altrove e, credimi, la scelta di farsi non c'entra davvero niente. Quindi, vengo al dunque, mi stai decisamente sui coglioni. Perchè queste confessioni mediatiche prima della pubblicazione di un disco le trovo operazioni profondamente ruffiane e sintomo di insicurezza artistica. Perchè che tu fossi un personaggio eccessivo si capiva senza bisogno di ulteriori dettagli (è un po' come dire "mi masturbo" o raccontare i minimi dettagli dell'atto autoerotico). Perchè comunque un personaggio pubblico non è "uno qualunque" ma non per questo è tenuto a raccontare i cazzi suoi ai quattro venti. Ne facevamo volentieri a meno.
Ma la cosa che è davvero patetica è ritrattare tutto dopo poche ore. Mi sono sbagliato, sono stato vittima di un raggiro. Stavo parlando del passato. Che codardia. Già trovo francamente vigliacco che uno debba scomodare ritmi stressanti, psichiatri e Freud per giustificare a se stesso e al mondo il fatto di pippare coca. Non solo, una volta raggiunto il risultato, e cioè quello di attirare l'attenzione mediatica su di se, fare marcia indietro. Non è che forse al momento dell'intervista ti eri fatto un tiro di troppo? E se anche fosse non eri li apposta per dirlo? Per quanto ne so, in questo genere di interventi mediatici non c'è nulla di lasciato al caso. Le domande sono concordate prima e così le risposte. O forse volevi dar uno scossone a questa Italietta moralista e bacchettona da Festival di Sanremo...Pensai bene. Non ce l'hai fatta. Perchè nonostante la tua esclusione dalla kermesse rivierasca di fatto ne sei il vincitore morale. E pertanto, la vera e ultima icona di questa italietta moralista e beghina rappresentata da Sanremo sei tu, che ne hai già decretato il record di audience. Ma domani anche questa storia sarà acqua passata. Perchè già si fa fatica a ricordare da un mese all'altro quelli che dal palcoscenico del teatro Ariston ci passano. Figurati quelli che vengono bloccati all'ingresso.

Monday, February 01, 2010

LAST DAYS OF DISCO

Caro Pier, ti scrivo dal futuro. Dal 1°febbraio 2010 per la precisione. Ma nel momento in cui ricevi questa lettera per te è semplicemente il 30 settembre 1990. E' domenica e tu sei reduce da una notte forsennata. Di quelle della tua generazione, la generazione X, quella senza futuro, senza punti di riferimento. Di quelle in cui si sta tutta la settimana a pensare a cosa fare e come farlo. Come vestirsi, con chi uscire, dove andare. Perchè è quello il segreto. Essere figo. Il più possibile. E poi prepararsi con meticolosa attenzione perchè un dettaglio può rovinare tutto. Perchè il sabato sera alle 22:00 comincia lo show. Ognuno ha il proprio e ognuno lo rappresenta meglio che può. Si beve, si balla, ci si emoziona. Quando va bene capita pure che si scopa, ma succede di rado. Però si beve tanto. Forse troppo ma non importa. Nelle serate particolarmente trasgressive capita che si fa anche un paio di tiri di canna. Ed è talmente forte l'emozione che lo sballo comincia un paio di ore prima della fumata. Ma questo è inutile che te lo racconti. Lo sai già, perchè lo stai vivendo. L'esame di organizzazione del lavoro è alle porte, ma tutto si può rimandare a domani perchè l'unica cosa che proprio non riesci a rimandare è il sogno di adesso. Adesso sono qui e sono passati 20 anni. E' il 1 febbraio 2010 e sono te, a 43 anni. L'altra sera sono andato in discoteca. Non ci vado più molto spesso. Però ti posso dire che fra vent'anni sarà tutto cambiato. Si perchè anche a 43 anni non sarà più così disdicevole mettere piede in discoteca. Nessuno ti guarderà con lo sguardo misericordioso con cui tu adesso osservi i "vecchi patetici". La vita è davvero sorprendente. Ti dicevo, l'altra sera sono andato in discoteca. Una di quelle importanti, probabilmente frequentate dalla gente che affolla le pagine dei rotocalchi. Sai, è stata una sensazione davvero strana. C'erano tanti ragazzi, forse anche un po' troppi. Ma non era questo il punto. Erano belli, incredibilmente trendy e anche loro, come te, il risultato di un attento e sapiente lavoro preparatorio. eleganti, potenzialmente sexy. Ma dolorosamente grigi. Spettrali. Parti indistinte di un magma freddo. Eppure c'era tutto. C'era la musica a palla. C'erano i vocalist ad officiare la loro liturgia pagana di sesso e divertimento. C'era pure una ragazza tuttatetteeculo che ballava sul bancone del bar. Certo, non c'erano più i punk, i new romantic, i dark. C'era tutto ma mancava qualcosa. Mancava il senso della vita da consumare alla velocità della luce. Mancava il senso dell'esserci per il gusto dell'esserci e quel ritmo che entrava nel sangue e per qualche ora ti faceva sentire un vero dio alla conquista del mondo. Mancavi tu. E al tuo posto c'erano i fantasmi. La musica andava. Da sola. Perchè nessuno ballava. Ognuno barcollava in una girandola di noia, spallate e pasticche. Io ero imbarazzato. Io ero immobile. Cercavo di buttarmi tra la mischia ma come nello schianto contro un muro di gomma venivo immediatamente rimbalzato sul divanetto. Non per legittima esclusione. Non in quanto quarantenne piombato per caso nel pianeta sconosciuto postadolescenziale. C'era tutto e mancava tutto. C'era gente che dormiva, gente allucinata, gente annoiata, gente che non c'era. E anche l'amore, il sesso e tutto il resto era in completa ibernazione. Sono fuggito via. Velocemente. E in un attimo ho pensato a te che sei li a fare i conti con il mal di testa, ma, aspettando che passi, stai già montando la scenografia della prossima puntata. Penso a te che ignori chi io sia e ti ringrazio per essere quel che sono. E viviti pure senza fretta la tua ansia di vivere perchè le generazioni che ti succederanno non ne conosceranno mai il sapore. Barcolleranno nella notte, si addormenteranno sui divani di una improbabile discoteca. E nel cuore, al posto di una canzone, avranno le dispense di organizzazione del lavoro. Buona fortuna, ma, della fortuna, non stare a preoccuparti. Saluti dal 1° febbraio 2010.