Friday, May 29, 2009

IL NUOVO GIORNO DELL'INDIPENDENZA

Era il 14 gennaio 2006. Quella sera è nata Radio Sarajevo. Il primo post l'avevo inititolato. "Il Giorno dell'Indipendenza".

Diceva:
"Tra il dire e il fare c'è la linea retta dell'indifferenza. Ci si penserà domani e intanto ci dormiamo sopra perchè la notte porta consiglio. Il consiglio non arriva e non ci si pensa più. Si comincia a non pensare più. Bisogna stare attenti. A pensare troppo, è inevitabile, si potrebbe stare un po' male.
Decidiamo di stare un po' male. Decidiamo di liberare la potenza creativa di chi sceglie in prima persona. Saremo diversi ogni giorno e coerenti per una vita intera.
Sarà un tuffo nel vuoto e la vertigine potrà darci un po' di nausea.
Ci salverà la consapevolezza che anche una goccia nell'oceano può imparare a nuotare."

L'ho letto e riletto molte volte questo post nel corso dei tre anni e mezzo in cui Radio Sarajevo è stata una "voce di coscienza". La mia. Quella delle storie vere o possibili a cui ho dato vita. Quella delle persone (non moltissime, anzi pochissime) che hanno partecipato al mio progetto con i loro commenti.

Sono passati 42 mesi e nel frattempo ho 42 anni (la mia ossessione per i numeri è rimasta intatta).

E'tempo di chiudere un po' di cerchi. E' tempo di guardare oltre. A 42 anni non ho più "tutta la vita davanti" ma ne ho ancora un bel pezzo.

E ho tanti progetti.
Come ad esempio riprendere in mano il periodo più "rinnegato" della mia vita e rivederlo in replay (un grazie a Luca e agli Attimo).
Come ricominciare a viaggiare e a sperimentarmi.
Come dare più spazio agli affetti di una vita e ad un affetto nuovo, sconosciuto e straordinario.
Come pensare di compiere una soprendente "scelta da uomo adulto" (ma questa la vedo davvero dura).
Come riportare Matteo, Lydia, Finn, Gerry, Troy e tutti gli altri nei luoghi dove sono nati. Fogli di carta. Libri che spero vedano una prossima possibile pubblicazione.

Ho tante cose da fare e ho molto poco tempo.

La "mia" Radio Sarajevo non merita di essere uccisa dalla banalità di post sempre più rarefatti e frettolosi. Quindi "interrompiamo le trasmissioni". Non so se riprenderanno il più presto possibile e non so neppure se riprenderanno mai.
Per il momento rimane una finestra aperta per tutti coloro che vorranno contattarmi (criticarmi,insultarmi ecc. ecc.). Leggerò tutto e risponderò. Come sempre cercherò, nei limiti del possibile, di esserci per gli amici, i nemici e gli indifferenti.

Prima di chiudere la porta e spegnere la luce voglio rivolgere un pensiero affettuoso a Fausto, l'"amico più impossibile" a cui sono legato oltre ogni ragionevole buon senso e oltre ogni sensata ragionevolezza.

Eccoci qua.

Per la prima volta mi trovo a non sapere come concludere un post. Somiglia molto a quelle conversazioni telefoniche notturne che non vorresti finissero mai.

Prendo a prestito le parole della barbarica Daria (ecco, qualcuno che stavo dimenticando di ringraziare).

E a tutti dico: dai, metti giu tu.

Pier

Wednesday, May 20, 2009

ANTENOX - La passione secondo Mattteo

Mi chiamo Matteo e ho vent'anni esatti. Oggi, 20 maggio 2009 è una giornata infuocata di sole e come tutte le altre sta per finire. Non c'è nulla che vorrei adesso se non una mezzapasta prima di uscire. E invece no. Non farò nulla. Niente pasta e non esco. Mi limito a farmi scavare da un'attesa a cui la mia giovane età fa fatica ad arrendersi. Da questa mattina ho in testa una canzone che dice "chi va piano non è sano ed andrà poco lontano". Dio come è vero. Io corrocorrocorrosempre, perchè non ho voglia di fare la fine dei miei amici delusi da una vita che neppure hanno conosciuto. Sento di la il vociferare dei miei ma nonmenefotteuncazzo. Sto male o forse semplicemente non sto bene. Aspetto. Aspetto. Ma non è che ci riesca poi tanto ad aspettare. Guardo il cellulare ma è dalle 17:40 che non ricevo nessun messaggio. Se lei fosse lontana potrei capirlo ma così proprio non va. Non mi accontento di incontrarla nei miei sogni. Perlomeno non ora che l'ho appena conosciuta. Voglio sentire la sua voce. Devo sentire la sua voce. Sesolopotessichiamarla...Non lo farei. L'amore non mi si addice. Preferisco bere, sballare e vedere gli amici. Mica posso innamorarmi a vent'anni. Devo mandarla via. "Matteo!" grida mia madre dall'altra stanza. Chiudo rumorosamente la porta e giro la chiave nella toppa. Un codice immediato e impietoso che tronca di netto ogni ulteriore tentativo di contatto. Guardo il telefonino: niente. D'altra parte Lei non può mica chiamarmi sempre... Ha un casino di problemi. Troppi per i miei gusti. E poi io non sono mica un mollaccione. Devo dominare le mie voglie. Ad esempio vorrei calarmi una pasta e non lo faccio. Ma Lei è più forte e non riesco nemmeno a dirne il nome. Ok mi trafiggo da parte a parte con l'i-pod. Ma se non mi chiama è meglio che non rompa i coglioni mentre sto dormendo. Figa sono le 22:35. E' dannatamente presto per andare a dormire e dannatamente tardi per la sua assenza. Nemmeno un messaggino. Dio perchè cazzo non mi ascolti. Perchè non mi dici come stanno davvero le cose. Sono nei casini. Domani all'università se non mi chiama non ho la forza di andarci. Dio dove cazzo sei. Cosa cazzo sta facendo lei. L'amore è un'autentica merda. Dovrei rinchiudermi in casa e finire come quelle rockstar degli anni settanta che flippavano del tutto come se si fossero trasferite su Marte. 22:41. Butterei il telefonino nel cesso. E ci andrei dietro. Perchè la notte è così lunga, torrida e allagata di sudore... Sono un coglione. Cosa dovrei aspettare. Lei non è mica la mia ragazza. Lei non è niente. Lei è il telefono che non suona. Lei è il fastidio di mia madre. Lei non è niente. Lei è il mio peggiore incubo, ma ogni incubo è solo un sogno e sogni non valgono un cazzo. Lei non è proprio niente. Ma allora perchè questo silenzio stringe la corda insaponata di un cappio al collo... Ma che se ne andasse a fare in culo. Lei non è davvero niente. Sono un uomo ormai, mica sono uno di quei coglioni che regalano i lucchetti col cuore inciso sopra. L'amore mi fa schifo, vomito al solo pensiero. Perchè lei non vale un cazzo. Ma allora io non valgo un cazzo. La mia vita non vale un beato cazzo. Perchè, adesso, la mia paura più grande è Lei. Ho paura che Leichenonvaleun cazzo sia la mia vita. Sono le 23:00.