Monday, February 01, 2010

LAST DAYS OF DISCO

Caro Pier, ti scrivo dal futuro. Dal 1°febbraio 2010 per la precisione. Ma nel momento in cui ricevi questa lettera per te è semplicemente il 30 settembre 1990. E' domenica e tu sei reduce da una notte forsennata. Di quelle della tua generazione, la generazione X, quella senza futuro, senza punti di riferimento. Di quelle in cui si sta tutta la settimana a pensare a cosa fare e come farlo. Come vestirsi, con chi uscire, dove andare. Perchè è quello il segreto. Essere figo. Il più possibile. E poi prepararsi con meticolosa attenzione perchè un dettaglio può rovinare tutto. Perchè il sabato sera alle 22:00 comincia lo show. Ognuno ha il proprio e ognuno lo rappresenta meglio che può. Si beve, si balla, ci si emoziona. Quando va bene capita pure che si scopa, ma succede di rado. Però si beve tanto. Forse troppo ma non importa. Nelle serate particolarmente trasgressive capita che si fa anche un paio di tiri di canna. Ed è talmente forte l'emozione che lo sballo comincia un paio di ore prima della fumata. Ma questo è inutile che te lo racconti. Lo sai già, perchè lo stai vivendo. L'esame di organizzazione del lavoro è alle porte, ma tutto si può rimandare a domani perchè l'unica cosa che proprio non riesci a rimandare è il sogno di adesso. Adesso sono qui e sono passati 20 anni. E' il 1 febbraio 2010 e sono te, a 43 anni. L'altra sera sono andato in discoteca. Non ci vado più molto spesso. Però ti posso dire che fra vent'anni sarà tutto cambiato. Si perchè anche a 43 anni non sarà più così disdicevole mettere piede in discoteca. Nessuno ti guarderà con lo sguardo misericordioso con cui tu adesso osservi i "vecchi patetici". La vita è davvero sorprendente. Ti dicevo, l'altra sera sono andato in discoteca. Una di quelle importanti, probabilmente frequentate dalla gente che affolla le pagine dei rotocalchi. Sai, è stata una sensazione davvero strana. C'erano tanti ragazzi, forse anche un po' troppi. Ma non era questo il punto. Erano belli, incredibilmente trendy e anche loro, come te, il risultato di un attento e sapiente lavoro preparatorio. eleganti, potenzialmente sexy. Ma dolorosamente grigi. Spettrali. Parti indistinte di un magma freddo. Eppure c'era tutto. C'era la musica a palla. C'erano i vocalist ad officiare la loro liturgia pagana di sesso e divertimento. C'era pure una ragazza tuttatetteeculo che ballava sul bancone del bar. Certo, non c'erano più i punk, i new romantic, i dark. C'era tutto ma mancava qualcosa. Mancava il senso della vita da consumare alla velocità della luce. Mancava il senso dell'esserci per il gusto dell'esserci e quel ritmo che entrava nel sangue e per qualche ora ti faceva sentire un vero dio alla conquista del mondo. Mancavi tu. E al tuo posto c'erano i fantasmi. La musica andava. Da sola. Perchè nessuno ballava. Ognuno barcollava in una girandola di noia, spallate e pasticche. Io ero imbarazzato. Io ero immobile. Cercavo di buttarmi tra la mischia ma come nello schianto contro un muro di gomma venivo immediatamente rimbalzato sul divanetto. Non per legittima esclusione. Non in quanto quarantenne piombato per caso nel pianeta sconosciuto postadolescenziale. C'era tutto e mancava tutto. C'era gente che dormiva, gente allucinata, gente annoiata, gente che non c'era. E anche l'amore, il sesso e tutto il resto era in completa ibernazione. Sono fuggito via. Velocemente. E in un attimo ho pensato a te che sei li a fare i conti con il mal di testa, ma, aspettando che passi, stai già montando la scenografia della prossima puntata. Penso a te che ignori chi io sia e ti ringrazio per essere quel che sono. E viviti pure senza fretta la tua ansia di vivere perchè le generazioni che ti succederanno non ne conosceranno mai il sapore. Barcolleranno nella notte, si addormenteranno sui divani di una improbabile discoteca. E nel cuore, al posto di una canzone, avranno le dispense di organizzazione del lavoro. Buona fortuna, ma, della fortuna, non stare a preoccuparti. Saluti dal 1° febbraio 2010.

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