IL NUOVO GIORNO DELL'INDIPENDENZA
Era il 14 gennaio 2006. Quella sera è nata Radio Sarajevo. Il primo post l'avevo inititolato. "Il Giorno dell'Indipendenza".
Diceva:
"Tra il dire e il fare c'è la linea retta dell'indifferenza. Ci si penserà domani e intanto ci dormiamo sopra perchè la notte porta consiglio. Il consiglio non arriva e non ci si pensa più. Si comincia a non pensare più. Bisogna stare attenti. A pensare troppo, è inevitabile, si potrebbe stare un po' male.
Decidiamo di stare un po' male. Decidiamo di liberare la potenza creativa di chi sceglie in prima persona. Saremo diversi ogni giorno e coerenti per una vita intera.
Sarà un tuffo nel vuoto e la vertigine potrà darci un po' di nausea.
Ci salverà la consapevolezza che anche una goccia nell'oceano può imparare a nuotare."
L'ho letto e riletto molte volte questo post nel corso dei tre anni e mezzo in cui Radio Sarajevo è stata una "voce di coscienza". La mia. Quella delle storie vere o possibili a cui ho dato vita. Quella delle persone (non moltissime, anzi pochissime) che hanno partecipato al mio progetto con i loro commenti.
Sono passati 42 mesi e nel frattempo ho 42 anni (la mia ossessione per i numeri è rimasta intatta).
E'tempo di chiudere un po' di cerchi. E' tempo di guardare oltre. A 42 anni non ho più "tutta la vita davanti" ma ne ho ancora un bel pezzo.
E ho tanti progetti.
Come ad esempio riprendere in mano il periodo più "rinnegato" della mia vita e rivederlo in replay (un grazie a Luca e agli Attimo).
Come ricominciare a viaggiare e a sperimentarmi.
Come dare più spazio agli affetti di una vita e ad un affetto nuovo, sconosciuto e straordinario.
Come pensare di compiere una soprendente "scelta da uomo adulto" (ma questa la vedo davvero dura).
Come riportare Matteo, Lydia, Finn, Gerry, Troy e tutti gli altri nei luoghi dove sono nati. Fogli di carta. Libri che spero vedano una prossima possibile pubblicazione.
Ho tante cose da fare e ho molto poco tempo.
La "mia" Radio Sarajevo non merita di essere uccisa dalla banalità di post sempre più rarefatti e frettolosi. Quindi "interrompiamo le trasmissioni". Non so se riprenderanno il più presto possibile e non so neppure se riprenderanno mai.
Per il momento rimane una finestra aperta per tutti coloro che vorranno contattarmi (criticarmi,insultarmi ecc. ecc.). Leggerò tutto e risponderò. Come sempre cercherò, nei limiti del possibile, di esserci per gli amici, i nemici e gli indifferenti.
Prima di chiudere la porta e spegnere la luce voglio rivolgere un pensiero affettuoso a Fausto, l'"amico più impossibile" a cui sono legato oltre ogni ragionevole buon senso e oltre ogni sensata ragionevolezza.
Eccoci qua.
Per la prima volta mi trovo a non sapere come concludere un post. Somiglia molto a quelle conversazioni telefoniche notturne che non vorresti finissero mai.
Prendo a prestito le parole della barbarica Daria (ecco, qualcuno che stavo dimenticando di ringraziare).
E a tutti dico: dai, metti giu tu.
Pier
Diceva:
"Tra il dire e il fare c'è la linea retta dell'indifferenza. Ci si penserà domani e intanto ci dormiamo sopra perchè la notte porta consiglio. Il consiglio non arriva e non ci si pensa più. Si comincia a non pensare più. Bisogna stare attenti. A pensare troppo, è inevitabile, si potrebbe stare un po' male.
Decidiamo di stare un po' male. Decidiamo di liberare la potenza creativa di chi sceglie in prima persona. Saremo diversi ogni giorno e coerenti per una vita intera.
Sarà un tuffo nel vuoto e la vertigine potrà darci un po' di nausea.
Ci salverà la consapevolezza che anche una goccia nell'oceano può imparare a nuotare."
L'ho letto e riletto molte volte questo post nel corso dei tre anni e mezzo in cui Radio Sarajevo è stata una "voce di coscienza". La mia. Quella delle storie vere o possibili a cui ho dato vita. Quella delle persone (non moltissime, anzi pochissime) che hanno partecipato al mio progetto con i loro commenti.
Sono passati 42 mesi e nel frattempo ho 42 anni (la mia ossessione per i numeri è rimasta intatta).
E'tempo di chiudere un po' di cerchi. E' tempo di guardare oltre. A 42 anni non ho più "tutta la vita davanti" ma ne ho ancora un bel pezzo.
E ho tanti progetti.
Come ad esempio riprendere in mano il periodo più "rinnegato" della mia vita e rivederlo in replay (un grazie a Luca e agli Attimo).
Come ricominciare a viaggiare e a sperimentarmi.
Come dare più spazio agli affetti di una vita e ad un affetto nuovo, sconosciuto e straordinario.
Come pensare di compiere una soprendente "scelta da uomo adulto" (ma questa la vedo davvero dura).
Come riportare Matteo, Lydia, Finn, Gerry, Troy e tutti gli altri nei luoghi dove sono nati. Fogli di carta. Libri che spero vedano una prossima possibile pubblicazione.
Ho tante cose da fare e ho molto poco tempo.
La "mia" Radio Sarajevo non merita di essere uccisa dalla banalità di post sempre più rarefatti e frettolosi. Quindi "interrompiamo le trasmissioni". Non so se riprenderanno il più presto possibile e non so neppure se riprenderanno mai.
Per il momento rimane una finestra aperta per tutti coloro che vorranno contattarmi (criticarmi,insultarmi ecc. ecc.). Leggerò tutto e risponderò. Come sempre cercherò, nei limiti del possibile, di esserci per gli amici, i nemici e gli indifferenti.
Prima di chiudere la porta e spegnere la luce voglio rivolgere un pensiero affettuoso a Fausto, l'"amico più impossibile" a cui sono legato oltre ogni ragionevole buon senso e oltre ogni sensata ragionevolezza.
Eccoci qua.
Per la prima volta mi trovo a non sapere come concludere un post. Somiglia molto a quelle conversazioni telefoniche notturne che non vorresti finissero mai.
Prendo a prestito le parole della barbarica Daria (ecco, qualcuno che stavo dimenticando di ringraziare).
E a tutti dico: dai, metti giu tu.
Pier