Monday, February 06, 2006

IL PESO DEI PASSI PERDUTI

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando hai finito di leggerli e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira” (J.D. Salinger, Il Giovane Holden). Ormai gli amici, il tuo migliore amico, non può che essere l’autore di un libro, del tuo libro, o il suo protagonista. L’unico con cui riesci a stabilire una relazione tanto intima quanto impraticabile. L’unico che ti dà le risposte alle domande che neppure sapevi di dover chiedere. L’unico che ti lascia entrare in se e che entra in te in modo assoluto. Senza se e senza ma. Il tuo migliore amico insomma. Quello che ti sei lasciato per strada e che a sua volta hai lasciato col culo per terra nel corso degli anni. Quello buttato via in quella corsa senza sosta e mai finita per portare, fiero, quei pantaloni lunghi che oggi butteresti alle ortiche. Per riprendertelo, il tuo migliore amico. E telefonargli tutte le volte che ti gira. Quell’amico che per un sacco di tempo non ti ha mai deluso. Quell’amico che ti reggeva la testa mentre vomitavi la prima sbronza e insieme a lei il primo amore. Fallito ovviamente. Quell’amico con cui avevi formato la tua personalissima “società segreta”. Quell’amico con cui avevi iniziato la tua rivoluzione personale. Non era un caso che, allora, ci si innamorasse con sincronica simultaneità. La stessa simultaneità con cui, di quei perduti amori, si perdeva ogni traccia. E allora giù, a dissertare e bere. Poco per volta il bere prendeva il sopravvento e ci si reggeva l’un l’altro sulla strada verso casa. Svuotati. Finiti, con la testa fra le mani e l’alito assassino. Con la ferma convinzione che il giorno dopo con uno sguardo la “società segreta” sarebbe diventata una “società di mutuo soccorso” e di li si sarebbe ripartiti. Verso nuovi amori e nuove sbronze.
Dove è finito il tuo migliore amico? Chi è stato il primo a tradire? Tu con la tua smania di carriera, o lui, che approdato al talamo matrimoniale e in men che non si dica ha messo su dieci chili e un paio di figli aspettando le due di notte per un sano raspone di fronte a un film porno?
Sicuramente avete tradito entrambi. Ci siamo traditi tutti. Come era ingiusto che fosse. Come, ci conviene dire, il corso della vita impone. Il tuo migliore amico è morto. Prova a pensarci. Prova a immaginare quanta ipocrisia riusciresti a trovare dentro te per piangere su tutte le cose che avresti voluto dirgli ora, che non puoi più. Come ti senti ad inscenare la morte di qualcuno di cui tu stesso, nel tuo intimo, hai celebrato funerali e sepoltura almeno vent’anni prima? Perché non gli hai mai detto quelle cose di cui improvvisamente senti tanta urgenza? Quante volte hai staccato il telefono per non rispondere alle sue chiamate? Stavi attendendo quell’ultimo, fatidico giorno, negato da un ostinato destino? Si.
Prima, in tutte quelle rare volte che lui, il tuo migliore amico, ti chiamava, con celato fastidio mostravi la stessa cortese cordialità che si conviene con la peggiore delle suocere.
E in quelle rare riesumazioni del vostro rapporto, il frigore del primo approccio e il fragore dei silenzi insostenibili era bastato e convincervi che non era assolutamente il caso.
E lui non era da meno. Ti chiamava ormai soltanto in coincidenza dell’aumento di stipendio. Se stavi male ti pregava di “non esitare a chiamarlo”. Sempre che si trattasse di “vero” bisogno. A suo insindacabile giudizio.
O magari ti confessava repentinamente di stare peggio di te. Chiuso.
D’altra parte per crescere, si dice, sia necessario tagliare i cordoni ombelicali. Bisogna chiudere col passato appunto. Si butta tutto nel cesso, si tira l’acqua e via. O magari si chiude tutto in un cassetto. L’ultimo, il più inaccessibile, in modo che se ti venisse casualmente voglia d’aprirlo, è tanta la fatica di farlo che desisti subito. Ufficialmente perché le cose più preziose, quella porzione del tuo passato che, solo casualmente non è finita nel cesso, vanno tesaurizzate. Sono lettere, foto e cartoline. Ammesso che si possa chiudere a doppia mandata il passato fuori di casa, dimmi, che ti succede ora? Il tuo vecchio “migliore” amico ha lasciato il posto ad uno nuovo “migliore” del precedente? Più o meno come si fa quando passi da una fidanzata all’altra? Lasciami indovinare. Vedi gente, “fertilizzi il terreno” come hai imparato dai tuoi dotti manuali di autostima. Parli di lavoro, dell’ultimo film, della guerra in Iraq e poi ancora di lavoro e di soldi. Che poi sono l’unica cosa che davvero interessa a te e a chi ti sta ascoltando. Certo non così direttamente, che volgarità sarebbe. Sussurri l’argomento con considerazioni come l’appartamento da ristrutturare o trend di varia natura. Solo di una cosa non parli mai, e solo a pensarci ti viene il nodo in gola. Di quell’amico, del tuo migliore amico che trovi – e continuerai - a trovare in quei libri che ti lasciano senza fiato. Quell’amico che vorresti chiamare al telefono ogni volta che ti gira. Quell’amico di cui non avrai mai il numero di telefono.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Tra..dire e fare. E Baciare. Lettera o Testamento.
Il primo amico non l'ho mai avuto. Ne' l'ultimo. Perche' in fondo l'amico e' come l'amore. Non c'e'. Perche' quando credi di averlo trovato, pensi che possa essere di piu'. Sempre. E arrivi a fartelo tu, l'amico. Nella testa e nel cuore. E lui dov'e'? probabilmente a costruirsi il suo amico immaginario.
Siamo soli, a volte maleaccompagnati. Spesso zoppi e azzoppati. Dopotutto, chi va con lo zoppo impara a zoppicare, e a sognare un amico che non c'e'.
E allora arrendiamoci ad accettare quello che abbiamo sotto gli occhi. e dentro il cuore.

7:32 AM  

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